Testo di Paolo Cacciato
Si è chiuso mercoledì 1 marzo con lo spettacolo Big Bang di Lucilla Giagnoni la mini rassegna in tre appuntamenti del nostro Teatro sul tema Scienza. Un’esplorazione fortemente voluta dalla nostra direzione artistica e che ha riportato al centro delle Vigne il binomio “teatro come indagine e scoperta”.
L’impressionante monologo – viaggio della Giagnoni ha fortemente colpito per profondità concettuale, spessore della ricerca autoriale, padronanza nell’eterogeneità dei linguaggi e della resa scenica e interpretativa di tre filoni narrativi in un accostamento quasi avanguardia per il suo genere: tradizione biblica, linguaggio scientifico, poesia e teatro.
Convincente è lo stimolante e dinamico susseguirsi di attimi narrativi in prima persona, una sorta di monologo diretto che parte dal vissuto dell’attore nel succedersi poi a momenti di altissima interpretazione drammaturgica: dall’eco e lettura della genesi in lingua originale, sapientemente fusi con il linguaggio matematico soprattutto laddove numerologia e calcolo sono alla base del mistero dell’uomo sia in chiave scientifica ma anche spirituale, fino a fondersi senza interruzione con l’interpretazione dei personaggi più celebri del Teatro di Shakespeare, assunti a perfetta sintesi di quell’infinita ricerca sull’origine del mondo (e con questo anche dell’uomo) che forse è propria del Teatro di ogni tempo.
Ma è ovviamente Shakespeare ad essere protagonista al pari di Einstein e di altri scienziati padri della meccanica quantistica del quadro di correlazione e di rimandi sapientemente tessuto da Lucilla Giagnoni che dalle origini del mondo attraverso le parole sacre della Genesi, illuminata poi come, Dante da quella tensione che scaturisce dalle Stelle sempre presenti al termine di Paradiso Purgatorio e Inferno nella Divina Commedia fino a passare per il parallelismo-concerto teatro -scienza, 600 e 900, Shakespeare e Einstein, spesso quasi con affanno e sostenuta da straordinaria energia che è la curiosità sulla vita, affonda e mescola interrogativi a conquiste interpretative.
Un percorso che sostanziato e stimolato dall’esperienza della maternità riporta nella venuta della luce la pregnanza sull’interrogativo cardine dell’origine del mondo l’identificazione nella correlazione della natura di uomo e donna così come un’ esplorazione continua, a tratti quasi ripetitiva, atta a sottolinearne l’ossessione ma anche la tensione interpretativa dell’uomo di tutti i secoli nel trovare risposta a questo enigma.
Uno spettacolo che fa ricordare e ammirare ai più la complessità dell’attore- ideatore- narratore- ricercatore nella sua veste organica di interpretazione scenica e polimorfica negli strumenti e negli scenari narrati e di cui questa stagione teatrale ha saputo dare forte esemplificazione.